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L'Associazione

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B.first Un progetto, un’associazione, una mission.

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Alla fine del 2020 ci ha lasciati non solo un tecnico di grande valore ma anche un grande riferimento per molti tecnici che hanno lavorato direttamente o indirettamente con Mlb nello sviluppo del talento, soprattutto europeo ma non solo: Bill Holmberg!

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Bill è stato per Mlb un grande professionista e un punto di riferimento per diverse attività in Europa e Sud Africa specialmente ed è subito nata la “necessità” di “fare” qualcosa per ricordare Bill.

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L’idea “madre”

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B.first nasce dal desiderio di alcuni amici di Bill Holmberg che hanno voluto, dopo la sua scomparsa, non disperdere il suo enorme patrimonio tecnico e umano, che in tanti anni di presenza in ambiti diversi a livello internazionale, lo hanno contraddistinto per qualità, professionalità e per la stima ricevuta da tutti.

 

Il difficile compito di preservare e portare avanti la sua eredità dovrà coniugarsi con l’esigenza di evolversi, aggiornarsi, confrontarsi costantemente così come lui amava fare.

 

Sperimentare, migliorarsi, condividere.

Sperimentare, migliorarsi, condividere erano tre verbi che facevano parte del suo lessico quotidiano. A tutto questo si univa la sua passione nell’aiutare i ragazzi, tutti i ragazzi (anche quelli di squadre avversarie se glielo chiedevano) nel crescere e diventare, appunto, i “migliori” i “numeri uno”.

 

Ecco il senso del nome di questo progetto: “B.” sta ovviamente per Bill e “first” per ricordare che per lui prima venivano i ragazzi, loro erano quelli da preservare e aiutare nella loro crescita sportiva (e non solo). Tutti erano i benvenuti e a tutti permetteva di lavorare per essere migliori, a volte “il primo”. Nessuna verità in tasca, ma tanta esperienza maturata in anni di tentativi ed esperienze e che noi, suoi amici in campo e fuori, abbiamo condiviso, discusso, accettato o modificato secondo le nostre idee, ma sempre con lo spirito che lui ci trasmetteva con quel suo “corpaccione” che si portava in giro e il suo immancabile sorriso. Perché ogni volta che lui era in campo, era felice.

 

Ogni volta che poteva fare baseball, era felice. Ogni successo di un “suo ragazzo” lo rendeva felice. Anche quando i ragazzi non erano i suoi, lui era felice per loro se ottenevano un successo perché, prima di tutto amava il baseball… e amava la sua famiglia che lo ha sempre supportato nei suoi numerosissimi impegni. Ma lui aveva questa enorme capacità di esserci sempre, per tutti, anche quando non era fisicamente presente.

 

Lui era Bill, punto.

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